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Cultura e società
4 marzo 1943
di Gigi Stabile
ventodiscirocco.net
scritto per l'Unità il 1 marzo 2003
Dice che era un bell'uomo e veniva dal mare, parlava un'altra lingua però sapeva amare….Ti svegli una mattina e ti chiedi se sia consentito sfuggire per una volta alla logica degli anniversari. Sì, proprio quelli che ti impongono l'articolo per i cinquecento anni dalla scoperta dell'America o per i cento e passa anni dell'aspirina; per il bicentenario di quel tale scrittore di cui hai letto anche la lista della spesa o per i novant'anni della diva che, come certi uomini politici, non si rassegna ancora ad abbandonare le scene ed è anzi convinta che il meglio debba ancora arrivare. Ti chiedi allora se sia giornalisticamente corretto celebrare una canzone attraverso il suo titolo in questo 4 marzo 2003, alla maniera del 1984 di Orwell o il 2001 di Ballard -Kubrick.
Una canzone che riporta alla stessa data del 1943, Aveva sedici anni quel giorno la mia mamma….
Ma poi ti accorgi che il titolo della canzone è anche la data di nascita di Lucio Dalla ed il gioco ti svanisce tra le dita mentre batti sui tasti della vecchia Remington, l'unica cosa che hai in comune con Ernest Hemingway. Ecco che ti ritrovi allora, quasi inavvertitamente, a parlare del cantante, dei suoi sessant'anni. E sai benissimo che musicologi o semplici appassionati avranno più cose di te da dire sull'argomento, e schiere di fans saranno pronte a mandarti al patibolo per la più piccola imprecisione. Ti vedi a questo punto costretto a cercare non sai nemmeno tu che cosa nel cilindro della memoria dal quale tiri fuori due episodi di cui sei sicuro che nessun altro giornale parlerà. Il primo lontanissimo, quasi banale e personale; il secondo, molto più recente, più significativo ed universale. Seguendo il filo dei ricordi parti dal primo che unisce per qualche minuto nello stesso spazio e nello stesso tempo l'allora giovane e del tutto sconosciuto cantante e te, ancora più giovane al quale una prematura ombra di barba accreditava anni che la carta d'identità non concedeva.
Lucio era venuto a Taranto (era l'inizio degli anni sessanta) al seguito di chissà quale compagnia ed era in attesa di esibirsi al teatro Orfeo. Lo avevi visto su qualche giornale o in una delle primissime e fugaci apparizioni televisive. Era piccolo e solitario Lucio, come un orsacchiotto spelacchiato, stretto nel suo completo di jeans. Lo riconoscesti mentre si muoveva rapidamente presso i baracconi di un luna-park nella villetta Garibaldi, a due passi dal ponte girevole. Tu ti muovevi molto meno perché eri come piantato vicino al tiro al bersaglio per via di una di una certa bionda con le trecce, una specie di Barbie in scala 1 a 1.
Per le lunghe ore passate a sparare nella speranza di strappare alla bionda del tiro a segno non si sa quale promessa, tu che non avevi mai preso un fucile in mano, eri diventato più abile del Sergente York: quello portato sullo schermo da Gary Cooper, per chi lo ricorda.
Non mancavi un bersaglio ed eri lieto di barattare inconsistenti premi con una nuova serie di tiri. Quando Dalla capitò davanti al baracchino lo presentasti spavaldamente a Barbie, che pensò di essere presa in giro, specie quando il cognome del cantautore cominciò a tramutarsi in un festoso ed irriverente, ma quasi sussurrato, invito.
Avesti presto l'impressione che anche Lucio passasse molto del suo tempo al tiro al bersaglio perché in venti minuti, mentre la bionda continuava a caricarvi il fucile, colpiste tutto quello che c'era da colpire meno, s'intende, la sensibilità di quello che era il vostro autentico bersaglio. Poi vi allontanaste insieme verso un chioschetto per consumare un panino ed una birra e improvvisare discorsi fatti di musica, di giornali, di strumenti, di viaggi, di sogni, di niente.
Vi lasciaste con una raffica di In bocca al lupo! Crepi il lupo! e sei sicuro di ricordare, ma la memoria a volte gioca brutti tiri, Attenti al lupo!
Qualche anno dopo Lucio avrebbe presentato 4 marzo 1943, la canzone dell'improbabile Gesù Bambino che passa le sere nelle locande del porto giocando a carte e bevendo vino. Con quella canzone avrebbe preso decisamente e meritatamente il volo. Tu saresti rimasto senza rimpianti sulla terra, a sognare impossibili rivoluzioni ed a seguire cassiere, ballerine, insegnanti, parrucchiere, commesse altrettanto impossibili. Ma, potresti giurarlo, mai più una ragazza del tiro a segno.
Non avresti avuto più l'occasione di scambiare qualche parola con lui ma lo avresti seguito da lontano, con simpatia, mentre raccontava di un gigante e di una bambina, rifilava viaggi organizzati, attraversava Itaca senza fermarsi o affondava la luna dell'Adriatico nelle acque di Cala Matano.
Ma di tutti i suoi momenti quello che più degli altri ti fa correre i brividi lungo la schiena (ecco l'altro episodio a cui pensavi) ti porta indietro ad una buia domenica del 1994. A quel 28 marzo in cui l'omino uscito dal teleschermi, quello dei consigli per gli acquisti e delle promesse a buon mercato, sarebbe stato chiamato a reggere le sorti dell'Italia.
Ti fa tornare al momento in cui Lucio, entrato in silenzio (e chi aveva voglia di parlare ?) in uno studio televisivo, dopo aver afferrato un microfono regalò una sua canzone di tanti anni prima tornata improvvisamente nuova:
La televisione, dispensatrice di ingannevoli promesse, ha detto che il nuovo anno porterà una trasformazione…sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno….ci sarà da mangiare e luce tutto l'anno…..anche i muti potranno parlare…. anche i preti potranno sposarsi, ma solo a una certa età.
Quasi volesse, mentre nessuno aveva voglia di farlo, poterci ridere sopra, per continuare a sperare.
Finché lui, musicista, avrebbe dato in anteprima la notizia che tutti i giornalisti, opinionisti, commentatori del mondo non sarebbero mai stati in grado di anticipare: E se quest'anno poi passasse in un istante ? L'anno che sta arrivando, tra un anno passerà, io mi sto preparando, è questa la novità.
Il malgoverno Berlusconi sarebbe caduto dopo solo sette mesi dei sessanta previsti, tempo comunque sufficiente per fornire un esauriente saggio della sua inefficienza. Non sufficiente comunque ad impedire al cavaliere di Arcore una rielezione nel 2001.
Io mi sto preparando…… Già, farsi trovare pronti; se fosse proprio questo il punto? Ci pensi ancora e per un momento ti senti Humphrey Bogart, solo perché puzzi di fumo ed hai una giacca bianca nell'armadio. Ma quello che hai voglia di dire lo dici quasi meglio di lui: Play it again, Lucio. Cantala ancora.
Gigi Stabile
ventodiscirocco.net
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