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Osservatorio
Quando il "panino"
è indigesto
Ventodiscirocco.net
di Gigi Stabile
L'Unità / Paese Nuovo (15 ottobre 2002)
E' bella, accogliente e accattivante Milano in questi giorni.
L'autunno trova chissà dove qualche scampolo di sole e regala giornate da godere.
La gente si riversa vociante nelle strade del centro per partecipare alle feste di strada e per affollare i teatri.
Per applaudire Dario Fo e la sua Tangentopoli, Vincenzo Salemme e le sue Cose da pazzi e Nanni Svampa che fa il verso a Brassens.
Ma la musica celebra anche Notre-Dame di Cocciante mentre, passando al cinema, si può inseguire Pinocchio (in otto sale), il coloratissimo Johan Padan , Tom Cruise ed il suo rapporto di minoranza o si può sostare(a proprio rischio e pericolo) nelle case di Maddalena (Magdalene) premiate con il Leone d'oro all'ultima mostra del cinema di Venezia. Arrivano in libreria freschi di stampa, a decine, i nuovi ed attesissimi titoli. Le gallerie fanno spazio a Renoir e agli impressionisti e mettono in bella mostra gli ori di Cartier. Ma Milano non è solo arte, spettacolo e cultura.
C'è, tanto per dirne una, il nuovo arcivescovo che, facendosi carico di un problema un tempo di esclusiva competenza di partiti e sindacati, si preoccupa degli operai dell'Alfa di Arese; o il Presidente del Consiglio che incontra i vertici del Lingotto.
Ci sono infine gli echi degli avvenimenti sportivi in una settimana che si concluderà sul prato di S.Siro con Inter-Juventus. E c'è tanto altro ancora. Roba da riempire tranquillamente dieci giornali.
E' bella e accogliente Milano, e sorprendente.
Ma c'è un quotidiano, "Libero" nella testata, becero nei contenuti, che ne capta gli umori peggiori. Ci capita tra le mani all'ora di colazione: cappuccino e quotidiani per salutare la nuova giornata.
Il giornale in questione, invece occuparsi delle mille cose di cui abbiamo parlato, indice una crociata contro un centro sociale. Nel centro sociale ci sono dei giovani che si incontrano, e già questo è visto con sospetto. I giovani inoltre, si sa, amano suonare od ascoltare musica e sono, in quanto giovani, un po' chiassosi.
Cosa fa allora il giornale? Ascolta e mette a confronto le ragioni delle due parti, i frequentatori del centro ed i cittadini del quartiere? Invita al dialogo ed alla reciproca tolleranza? Niente di tutto questo. Decide per suo conto la cacciata dei ragazzi, peraltro già sfrattati da un altro quartiere. Che vadano altrove. Giusto per il piacere di poterli mandar via nuovamente tra qualche mese. In un'altra pagina accompagna la polemica contro le sedi diplomatiche, situate come succede dappertutto, nel cuore della città. Bisognerebbe relegarle nell'estrema periferia.
Pensate forse a quelle degli Stati Uniti o della Svizzera ? Neanche per sogno. Oggetto delle "attenzioni" sono gli uffici consolari dell'Egitto e del Marocco che, con le interminabili file di immigrati ansiosi di regolarizzare la loro posizione, di ricevere assistenza e tutela, deturpano il paesaggio, offendono l'occhio e colpiscono la sensibilità dei lettori di "Libero".
Chiaramente il giornale non è fatto tutto in questo modo. C'è anche lo spazio per l'opinione che riguarda, manco a dirlo, la legge Cirami.
C'è scritto che non se ne può più, che è un'indecenza, che sarebbe ora di smetterla.
Ma se pensate che l'articolista se la sia prendendo con il provvedimento salva Previti (e Berlusconi), vi sbagliate di nuovo.
Si scaglia invece contro i girotondi e contro l'indignazione dei milioni di cittadini che assistono impotenti allo scempio della Costituzione e dello Stato di diritto.
Ma ecco, ed è qui la sorpresa, la notizia più importante di tutte: la situazione economica del "panino" dell' Unità, Paese Nuovo, stampato a mille chilometri di distanza.
Perché tutto questo interesse? Perché gli sta a cuore, come è giusto che sia, la sorte di tutti i giornalisti della Penisola?
Non si direbbe se si pensa alla solidarietà espressa nei confronti di Biagi e Santoro quando si sono visti oscurare lo schermo dalla censura di destra. O ancora prima, quando hanno ricevuto tante di quelle randellate da portarne ancora i segni.
La spiegazione va cercata altrove. A "Libero" deve essere sembrato insolente che, in un momento in cui ci si prodiga per mettere fuori gioco ogni forma di opposizione e imbavagliare ogni voce dissonante, venga fuori quasi dal nulla un giornale che si dichiara apertamente di sinistra.
Un giornale che rifiuta lo spartito utile per intonare inni al Capo del Governo ed ai suoi accoliti. Che, per giunta, si propone come luogo d'incontro per sindacati, associazioni di lavoratori, funzionari, amministratori e singoli cittadini privi di padroni o padrini e quindi senza tutela.
Abbiamo letto con attenzione l'articolo di Antonio Murzio sul foglio padano; un articolo risentito a causa di una vicenda che lo coinvolge direttamente e non sempre condivisibile. Ma lo abbiamo trovato arguto, brillante, spiritoso.
Un' ulteriore dimostrazione che la squadra costruita intorno al Direttore, Mimmo Pavone, non doveva essere poi così sgangherata come si vuol far credere.
E poi c'è dell'altro. Avendo condiviso talvolta con lui una pagina di Paese Nuovo, sarebbe per noi un motivo di orgoglio se Murzio dovesse diventare, prima o poi, una grande firma del giornalismo.
Avremmo preferito averlo accanto (adeguatamente compensato, si capisce) nella difficile battaglia che ci attende. Ma, ricorda un antico detto, pecunia non olet. Speriamo che si possa dire altrettanto delle compagnie che in futuro si troverà intorno.
In ogni caso, si tappi il naso e tanti auguri.
Una cosa però, dell'intera vicenda deve apparire chiara: qui non si tratta della precarietà di qualche giornalista (cosa peraltro importantissima) ma della precarietà dell'intera informazione libera.
Del diritto di esistere per una stampa che non sia connivente e non lavori su ordinazione. Sappiamo che il nostro giornale può dare fastidio a molti e che, di conseguenza, quei molti vorrebbero sopprimerlo nella culla.
Ci auguriamo soltanto di non rimanere i soli a tentare di impedire che questo avvenga.
Un' ultima osservazione. Questo manifesto fastidio nei confronti di ogni critica ed intromissione, caratteristico di regimi che non tengono in conto i meccanismi di un sistema autenticamente democratico, si sta a poco a poco estendendo verso quei settori della maggioranza che stanno maturando, in presenza di taluni temi, un atteggiamento più critico.
Attendiamo, con pazienza, sviluppi in tal senso.
Se la stampa favorevole al governo delle impunità sarà costretta ad inquadrare nuovi bersagli da aggiungere ai vecchi, crediamo che avrà grosse difficoltà a colpirli tutti.
La disinformazione alza la voce e perde la testa.
Buon segno.
Gigi Stabile
Ventodiscirocco.net
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