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Scuola, ritorno al futuro nel nome di Rossi-Doria

Mezzogiorno e dintorni


Scuola, ritorno al futuro
nel nome di Rossi-Doria



ventodiscirocco.net

di Gigi Stabile

il Quotidiano della Basilicata (25 ottobre 2008)


Ritorno al futuro. Questa volta, però, non si tratta di cinema o di fantascienza ma dell'occasione di introdursi indirettamente, seguendo il filo di scritti e discorsi di alcune decine di anni addietro, nella concitata ma in definitiva asfittica discussione che investe, ai nostri giorni, la scuola italiana.
Il pretesto lo offre una breve rassegna di interventi di Manlio Rossi-Doria, meridionalista ed economista agrario, raccolti in
Scuola e Mezzogiorno, a cura di Pancrazio Toscano. L'agile volume, dedicato ai problemi dell'educazione in generale ed a quello delle popolazioni meridionali in particolare, rientra in una serie di pubblicazioni che, sotto la guida di Michele De Benedictis, le edizioni dell' Ancora del Mediterraneo dedicano all' opera di Rossi-Doria.

Rossi-Doria, che con la Basilicata ha avuto un rapporto duraturo e fecondo fin dai tempi del suo soggiorno forzato nella regione in veste di confinato politico (1940), si occupava prevalentemente di questioni economiche e di vicende legate all'agricoltura.
A differenza di quello che succede oggi dove ognuno si sente autorizzato a parlare di scuola, sembra quasi scusarsi per il fatto di non essere un esperto di problemi educativi, ma l'acutezza della sua analisi, il largo respiro della sua visione, la capacità di non isolare i problemi della scuola da quelli complessivi dell'intera società, testimoniano (se si tiene conto anche degli altri autorevoli contributi che si susseguivano in quegli anni) della qualità del dibattito e della statura delle personalità coinvolte.

Se si esclude l'intervento in Senato sui temi dell'ordinamento universitario (1971), i rimanenti scritti sono concentrati tra il 1955 e il 1959, ovvero tra l'approvazione dei programmi Ermini per la scuola elementare (che in realtà concludono una precedente fase politica) e l'avvio del Piano di sviluppo della scuola, che elaborato dal ministro della Pubblica istruzione Aldo Moro (con il decisivo contributo del suo collaboratore Giovanni Gozzer), sarebbe stato sottoscritto e presentato in Parlamento dal suo successore Giuseppe Medici.
Si afferma, con il Piano, mutuata da altri settori, la pratica della Programmazione, tanto più necessaria per rispondere alle sollecitazioni dell'Europa dell'economia che comincia a muovere i suoi passi e per assicurare le ingenti risorse umane e finanziarie indispensabili per il rinnovamento della scuola.
Sono gli anni che, dopo l'esaurimento dell'esperienza del centrismo degasperiano, portano la Democrazia Cristiana a cercare nuovi interlocutori e preparano l'ingresso dei socialisti nel governo delle nazione.
E' la stagione che introduce il polifonico dibattito sulla scuola media unica che porterà all'approvazione della legge istitutiva della stessa nel dicembre del 1962.
E a confermare che le cose stanno cambiando non solo nella politica e nell'economia verrà, di lì a poco, l'annuncio del Concilio Vaticano II.

L'educazione dei contadini, il saggio di apertura del libro, analizza il necessariamente difficile rapporto di una società, all'epoca prevalentemente o esclusivamente agricola, con la cultura e con il sapere e disegna dei possibili percorsi da tracciare in una realtà in rapidissima evoluzione e in un periodo in cui, non dimentichiamolo, ai tavoli delle grandi decisioni non erano ancora stati fatti tutti i giochi. Giochi che si sarebbero rivelati, ieri come oggi, largamente perdenti per i territori e le popolazioni del Mezzogiorno d'Italia.
L'autore si sofferma su quelle che noi, che con dosi variabili di presunzione ci autodefiniamo moderni, chiameremmo le competenze dei contadini (quell'insieme di conoscenze, nozioni, abilità aveva sottolineato Rocco Scotellaro, allievo e collaboratore di Rossi-Doria presso l'Osservatorio di economia e politica agraria di Portici, di cui nessuno ha mai chiesto conto e di cui nessuno si è mai preoccupato) e le loro differenze con le in-competenze degli operai, forza lavoro sottratta alle sue naturali occupazioni, al contesto familiare e sociale, alle sue tradizioni ed inserita forzatamente fuori e altrove.

Nel secondo saggio
La scuola e lo sviluppo del Mezzogiorno (a cui seguono Altre considerazioni sul tema), l'autore si sofferma sull'inadeguatezza della scuola del tempo e sulla sua incapacità di fornire risposte esaustive e convincenti.
E', a ben guardare, proprio quella del maestro unico, figura dapprima accantonata e poi improvvisamente riesumata e strumentalmente tornata di moda.
Figura statica di un mondo ugualmente statico che tende ripetitivamente a riprodurre e perpetuare l'antica immobilità di una società chiusa ed autosufficiente in un mondo che, invece, corre inesorabilmente in avanti.
Non siamo inclini a forzature interpretative, a cinquant'anni di distanza ed in un profondamente, e non sempre a nostro vantaggio, mutato clima storico e culturale, ma è proprio Rossi-Doria a soffermarsi sulla necessità del lavoro di squadra degli insegnanti, sulla cooperazione tra gli stessi, sulla loro capacità di attrarre e coinvolgere tutti quelli in grado di apportare il loro contributo all'attività educativa.
Partendo da un'attenta disamina delle caratteristiche dello sviluppo economico nelle regioni meridionali e dei suoi squilibri, Rossi-Doria delinea talune ipotesi per favorire la crescita economica e civile delle popolazioni ivi residenti, non trascurando, nel contempo, gli aspetti legati al fenomeno dell'emigrazione e al ruolo che essa riveste nelle dinamiche di quello stesso sviluppo.

Qui e altrove si fa largo l'idea che la Scuola debba principalmente rispondere, al di fuori di ogni altra considerazione, ai bisogni dei cittadini e debba essere fortemente radicata nel territorio. E per questo deve articolare la sua proposta tenendo presenti proprio quelle persone alle quali si rivolge e quel territorio su cui incide. Una vera prefigurazione, come dice Pancrazio Toscano nella sua introduzione, della scuola dell'autonomia. Uno strumento del quale le singole istituzioni non hanno ancora pienamente colto la portata e le implicazioni.
Una scuola di prospettive ed approdi tutt'altro che contingenti e meno che mai occasionali. Il contrario dell'improvvisazione, in un'inesausta voglia di futuro e in una ricerca continua di un domani migliore.
Il tutto in un contesto di pari dignità tra le varie regioni del Paese. In uno scenario di coesione sociale e non, tornando al presente, in un clima di divisione e sospetto tra i lavoratori nel quale, chissà perché, a lavorare meno e male sono sempre gli altri.

Di fronte agli slogan governativi ripetuti fino alla noia, alla miopia delle proposte, al silenzio-assenso dei media ed al folclore degli interventi di quanti oggi si improvvisano esperti, sembra quasi di parlare cinema. O di fantascienza.

Manlio Rossi-Doria, Scuola e Mezzogiorno. A cura di Pancrazio Toscano. L'ancora del Mediterraneo. Napoli-Roma 2008. Euro 12,50



Gigi Stabile

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