Vento di scirocco


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Uno spot lungo un anno

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Uno spot
lungo un anno


di Gigi Stabile

Ventodiscirocco.net

L'Unità / Paese Nuovo (7 gennaio 2003)

Poco importa ai dispensatori di ottimismo a buon mercato se la nave, da tempo senza bussola e senza timone, fa acqua da tutte le parti.
Agli orchestrali viene ordinato di suonare e gli ignari passeggeri vengono invitati a ballare.
Fatti già sentiti, frasi già lette, scene già viste nei racconti dei più anziani, nei rotocalchi, al cinema.
Con una differenza: contravvenendo ad ogni regola e ad ogni consuetudine il comandante, in caso di naufragio, non affonderà insieme alla nave ma sarà l'unico a salvarsi.
Già da molte settimane infatti i suoi fedelissimi (ma non solo loro) gli hanno allestito, contrassegnata dal marchio dei cantieri Cirami, una personalissima lancia di salvataggio. Una scialuppa alla quale tuttavia è pronta ad aggrapparsi, come descrivono le ultime cronache, una moltitudine di rapinatori, truffatori, imputati di strage e mafiosi.
Ci sia consentito ritornare per un'unica e ultima volta sulla conferenza stampa di fine anno per alcune brevi considerazioni.
Ha parlato a lungo Berlusconi (due ore di pubblicità senza interruzioni) davanti ai giornalisti ed alle telecamere: poco come statista e molto invece in veste di imprenditore, imputato, editore e Presidente del Milan, in una confusione di compiti e di ruoli che meglio di cento discorsi, cento articoli e cento comizi ha delineato i caratteri dell'anomalia italiana.
Ma la comunicazione pubblicitaria, alla quale il Presidente del Consiglio ha voluto ancora una volta affidarsi, esaltazione del presente e della gratificazione immediata, assolutamente indifferente al prima e al dopo, mal si adatta ad indagare il passato ed il futuro e ad interpretarli.
Un discorso, quello di fine anno, pieno di slogan che individuano il 2003 come l'anno della ripresa economica, delle grandi opere, delle riforme istituzionali ma disseminato di lapsus da leggere come indizi e segnali di una situazione completamente diversa da quella presentata.
Slogan come quello del "Sud, tesoro nascosto" che appaiono vuote affermazioni, regolarmente contraddette dalla pratica politica se si pensa ai danni che l'ultima Finanziaria e la devoluzione arrecheranno alle aree del Mezzogiorno.
Anche la ricetta liberista (Berlusconi ha parlato di "dottrina"), alla quale la sua azione è improntata, è apparsa inidonea ad affrontare crisi come quella della Fiat per cui lo spavaldo atteggiamento di chi pensa che non ci siano alternative a questa politica e la cieca fiducia nelle presunte virtù risanatrici del mercato, sono sembrati per la prima volta intaccati.
Un mercato che non deve godere di buona salute se, oltre agli sbalzi d'umore delle borse mondiali e all' effetto di talune spregiudicate operazioni finanziarie, risente in maniera preoccupante anche delle esitazioni della mamma di Berlusconi al momento di fare gli acquisti.
Ecco allora il sorgere di estemporanee teorie economiche, come quella illustrata dal capo dell'esecutivo, che potrebbe essere definita "il ciclo dell'ottimismo". Ciclo che vede il suo motore nel sorriso del Presidente che alimenta la fiducia dei cittadini, la quale fa a sua volta scattare la voglia di spendere che dà impulso alla produzione e fa finalmente scoccare la scintilla per lo sviluppo dell'intera economia planetaria.
Ma non appena al Presidente del Consiglio viene chiesto un parere sui prossimi rinnovi contrattuali che dovrebbero fornire ai cittadini quelle risorse aggiuntive da dedicare alle spese maggiormente voluttuarie, il ciclo "virtuoso" si interrompe bruscamente e si fa strada il richiamo al senso della realtà e della responsabilità.
Non è sorprendente che con tali teorie, variamente adattabili, il nostro Paese sia scivolato, secondo le più recenti classifiche, nelle posizioni di rincalzo dietro la Tunisia e Trinidad e Tobago.
Teorie che, come abbiamo visto, hanno il loro unico fondamento nell'appello a consumare e a spendere senza ritegno, che è lo scopo ultimo di ogni forma di pubblicità.
Il filosofo e sociologo Günther Anders, riferendosi all'imposizione di oggetti spesso inutili chiamati a sostituire altri oggetti, aveva anni addietro affermato che ogni pubblicità è di fatto un appello alla distruzione. Sono molte le cose, dalle regole della convivenza civile ai legami di solidarietà, che questa politica, che nella pubblicità ha la sua origine ed il suo scopo, sta giorno dopo giorno distruggendo.
Anche lo sguardo sull'anno che si è concluso, attraverso la lente deformante della propaganda, ha fornito una situazione non rispondente alla realtà.
Una realtà che non deve preoccupare poi molto i nostri governanti se, come è stato affermato, più di essa conta quello che, dell'azione del governo, viene percepito: una realtà assolutamente illusoria. Autorappresentazione fuorviante, ideologia (intesa come falsa coscienza) allo stato puro.
Se quello che davvero conta è l'opinione, è evidente che Berlusconi, che a malapena sopporta la presenza di un leader dell'opposizione (Fassino) che con la sua sola presenza contraddice l'immagine dell'opulenta società dei consumi, vada su tutte le furie quando gli presentano gli esiti di alcuni recenti sondaggi che vedono una caduta di consensi intorno alla sua azione.
"Purtroppo - ha affermato paradossalmente il Presidente del Consiglio - si è fatto molto e si è comunicato poco". A noi, osservatori disattenti, è sembrato proprio il contrario.
Allora, facendo ricorso ad un'altra forma di rappresentazione, la memoria, che qualche punto di contatto con la realtà deve pure averlo, il 2002 ci lascia, al posto dei vantati trionfi, una serie di immagini. Quella dei milioni di persone scese in piazza per dimostrare che, a questo gioco senza regole, non ci vogliono proprio stare. O quelle di un Parlamento diventata sede del tiro al bersaglio contro i membri dell'opposizione, dei parlamentari che votano al posto degli assenti, dei ministri che si abbandonano a gesti scurrili nei confronti dei loro avversari, delle corse affannose per fare approvare in tempo utile leggi in grado di evitare il giudizio dei tribunali agli amici e agli amici degli amici.
E su tutte una, drammatica e tristissima. Quella dei corpi degli immigrati clandestini annegati nel mare di Sicilia. Taglieggiati dagli scafisti, braccati dalla legge Bossi-Fini, annientati da un destino avverso ed infine sbeffeggiati dal nostro Presidente del Consiglio.
Anch' essi non avevano alternative. Anch' essi viaggiavano senza bussola e si affidavano ad una stella luminosissima ma effimera.
Inseguivano il capitalismo.
Il miglior mondo possibile.

Gigi Stabile






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