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Taccuini
Due lucani
di Gigi Stabile
Ventodiscirocco.net
Scritto per La Feltrinelli il 10 novembre 2009
Due lucani, portatori di pensieri senza etichette e senza data di scadenza, si avventurano negli ultimi anni del secolo scorso attraverso viottoli, contrade e itinerari campestri in una vivace, appassionata e sempre lucida conversazione. Un dialogo che li ritrova una volta di più protagonisti e che vede accanto a loro, idealmente partecipi, personaggi di indubbio spessore, appartenenti ad altri tempi, ad altre realtà e a differenti situazioni. Ma che coinvolge anche occasionali compagni le cui voci si uniscono e si fondono in un intreccio mai banale.
Sembrano, all'apparenza, due filosofi di un'età remota ma niente, nel loro discorso, è più lontano da un astratta speculazione dottrinaria. Il loro incedere ha più le sembianze di un'ininterrotta ricerca.
Il primo dei due, carico di anni e di indicibili esperienze è Rocco Mazzarone, testimone di un tempo di slanci e di contraddizioni in cui ogni cosa sembrava possibile, compresa la realizzazione del suo contrario. Ha quasi novant'anni ma conserva i tratti fisici e morali che quasi quarant'anni prima avevano colpito la scrittrice e antropologa statunitense Ann Cornelisen, l'autrice di "Torregreca", che li aveva trasferiti nel personaggio immaginario, ma in realtà fin troppo riconoscibile, di Luca Montefalcone. E tanti altri, prima e dopo di lei, erano stati allo stesso modo attratti dall'uomo del Sud che capisce il Sud.
"All'Istituto di Manlio Rossi-Doria c'erano periodici incontri ai quali spesso invitavano anche me, che non ero né economista, né agricoltore, né altro, solo perché si era convinti che era tutto legato". Ma è difficile, per chi lo ha conosciuto, pensare che Rocco Mazzarone potesse trovarsi in qualche posto, anche nella compagnia più qualificata, solo per caso. Un facilitatore di dialogo tra le persone. Un maestro, come dice Goffredo Fofi nella prefazione, di cui oggi ci sarebbe più che mai bisogno.
L'altro è Pancrazio Toscano, uomo di scuola, geografo, antropologo, meridionalista con significative esperienze professionali nell'Italia del nord. Da sempre una voce fuori dal coro, tanto più apprezzabile in un tempo di canti all'unisono.
Toscano mette a suo agio il suo più anziano compagno e lo stimola benevolmente e ripetutamente portandolo, a poco a poco, a ritagliarsi addosso una calzante autobiografia. Altre volte c'è un ribaltamento dei ruoli ed è Mazzarone a sollecitare il suo interlocutore. In tal modo i due raccontano e si raccontano, ma tracciano anche una storia della regione che spesso la fa apparire troppo uguale a se stessa ma che, all'occasione, la apparenta alla Svizzera, al Nord America, al Medio Oriente.
E' proprio la scelta narrativa che determina il carattere del libro. Nella narrazione i personaggi acquistano quei margini di libertà che nelle realtà di tutti i giorni di solito non hanno. La stessa formula narrativa che rende l'inatteso più familiare, e quindi meno sorprendente, agisce in direzione opposta con il già noto che assume i caratteri della novità e dell'imprevisto.
L' intera gamma delle "possibilità" ne risulta dilatata.
Questione di sguardi forse, e di un atteggiamento sempre orientato verso nuove interpretazioni che rivoltano, mescolano e mettono in discussione le certezze del già censito e del già catalogato.
Ma è davvero solo l'effetto dell'impianto narrativo ad insinuare il dubbio che altre e più vaste e certamente non obbligate scelte fossero a disposizione di chi negli anni cinquanta e sessanta dello scorso secolo era chiamato a prendere delle decisioni? E che, senza contare i ritardi, le esitazioni, gli infortuni e gli incidenti di percorso sia stata proprio l'adozione di facili scorciatoie a far mancare l' appuntamento con il futuro?
Responsabilità diffuse, negli anni cinquanta come nei decenni successivi, dalle quali tanto Mazzarone quanto Toscano non si chiamano fuori in quanto rappresentanti, in un modo o nell'altro, della classe dirigente.
Decisioni che hanno l'effetto di privare i lucani di destini differenti.
Pur nella palese contraddizione che proprio quando si erano ormai verificate tutte le condizioni per affrancarsi dalla secolare dipendenza dal "fato", gli abitanti della regione si riconsegnano, più o meno volontariamente, ad un destino ostile.
I tratti salienti di quella conversazione sono raccolti, dopo la scomparsa di Mazzarone, avvenuta nel dicembre del 2005, a cura di Pancrazio Toscano nel libro "I confini del possibile" dato recentemente alle stampe dall'Ancora del Mediterraneo di Napoli.
Il ricordare, come è stato detto, è certamente un atto del presente orientato al passato ma il riflettere sui ricordi è qualcosa che ha decisamente a che fare con il futuro.
Per la molteplicità degli argomenti trattati, per la loro origine e per le modalità della comunicazione, il testo non si preoccupa di affrontare il rischio, nel corso della lettura, di una apparente mancanza di unitarietà.
Ma una volta chiusa l'ultima pagina il tutto si ricompone in un armonico mosaico.
Tenuto insieme, oltre che dalla conoscenza dei temi trattati e dalla profondità delle riflessioni, dall'amore per la propria terra. Un amore comunque non propenso a fare sconti o concessioni.
Per il lettore, in bilico tra la posizione di osservatore incantato e quella di potenziale terzo polo della conversazione, accanto al rammarico per l'impossibilità di riuscire ad afferrare interamente e pienamente il passato, la consapevolezza di non poterlo accantonare od ignorare del tutto.
Gigi Stabile
ventodiscirocco.net