Vento di scirocco


Vai ai contenuti

Una vela sulla luna

Altri scritti

Quarant'anni fa la missione Apollo 11


Una vela sulla luna

di Gigi Stabile

Ventodiscirocco.net

scritto per il Quotidiano di Basilicata 19 luglio 2009


" Tieni scrittore! - gli aveva detto una mattina mettendogli tra le mani una penna a sfera di colore rosso e argento - Così tutte le volte che la userai penserai a me" .








"Ce la faranno Sal ? - chiese Domenico con un filo di preoccupazione nella voce - o li fermeranno all'ultimo momento ? Un ripensamento, un imprevisto, non si sa mai …". "Ce la faranno. Ci puoi contare. - rispose Salvatore - Alle loro spalle ci sono almeno cinquecento persone. E' come due mesi fa: Prati e Sormani che vanno in porta, con Rivera a mandarceli dritti dritti. Con tanti saluti ai talentuosi e presuntuosi olandesi. Per non parlare di quelli che sono venuti prima di loro…" E ripensò ad un articolo di Wernher Von Braun , pubblicato sul Corriere della Sera di qualche giorno prima, nel quale l'ideatore del Saturno V, il razzo che aveva scagliato la navicella spaziale verso la luna, ringraziava tutti quelli che avevano contribuito all'impresa, da Galileo Galilei in poi.
Ripresero a camminare decisamente verso casa: mancavano ormai poche ore alla parte culminante dello spettacolo. Uno spettacolo che era cominciato qualche anno prima, nel 1961, quando il Presidente degli Stati Uniti d'America aveva annunciato il progetto che avrebbe portato il primo uomo sulla luna. Salvatore l'aveva seguito momento per momento, e ricordava tutte le fasi attraverso le quali gli esperti della NASA, l'ente spaziale americano, chiarivano al mondo ed a se stessi le strategie più opportune per arrivare sulla Luna. E per tornare indietro !
"E soprattutto- aggiunse Salvatore- annota tutto quello che farai in questo 20 luglio 1969, cosa penserai, cosa mangerai, cosa proverai. Ricordalo bene, questa sera con Aldrin ed Armstrong io ci sarò. Tu, fa' del tuo meglio per non restarne fuori".
Provarono entrambi un immediato sentimento di pena per Collins, l'astronauta nato a Roma, che invece sarebbe rimasto là in alto, a girare intorno alla luna.
"Hai fatto bene a dirmelo Sal. Scriverò tutto, non trascurerò niente. A cominciare dal fatto che oggi ho vinto dodici partite consecutive nel doppio a ping - pong." - disse con soddisfazione. "Insieme a te naturalmente. - aggiunse dopo aver notato un'espressione di rimprovero sul volto del suo amico - Grazie a te, volevo dire" - concluse dopo aver visto che quell'espressione non era del tutto scomparsa .
Arrivò il momento della separazione prima di proseguire ognuno nella sua direzione.
"Non vuoi proprio passare da casa? Così saluti Donatella…" Chiese Domenico, senza tante speranze di veder accolto il suo invito. La domanda, così improvvisa ed inattesa, ebbe l'effetto di una stilettata al fegato.

Donatella era la sorella maggiore di Domenico. Un portamento da principessa indiana o egiziana o azteca (Salvatore non sapeva decidere) per un corpo ancora immaturo. Sedici anni appena compiuti, arrivati insieme alla promozione alla prima classe del liceo. Era l'unica persona in grado di distrarlo dai giornali, dalla passione per il giornalismo per la verità. E anche dal Milan.
Ricordava che proprio la sera della finale di Coppa dei Campioni gli era apparsa improvvisamente davanti: "Non mi trovi diversa? Non noti qualcosa di nuovo?" Salvatore aveva cercato di ribattere che è una prerogativa delle donne quella di apparire ogni volta diverse. A differenza degli uomini, pensò senza dirglielo, che sono sempre gli stessi e, per questo, più affidabili. Poi scoprì che l'elemento di novità dovevano risultare le scarpe con le suole altissime che aveva ai piedi: "Guarda, sono alta quasi quanto te".
Ma a Salvatore lei stava bene, benissimo, anche con il suo metro e sessantaquattro.
Aveva provato, di tanto in tanto, a proporle qualcosa di più di un fugace ed occasionale incontro. La risposta era più o meno la stessa: "E' un ottimo programma, ci devo pensare". Ma gli esiti di questo pensare non portavano da nessuna parte. Poi, quando riusciva ad eludere la sorveglianza del signor Mario, suo padre, un commerciante che aveva un negozio dalle parti di via Lucana, appariva di nuovo. " Tieni scrittore! - gli aveva detto una mattina mettendogli in mano una penna a sfera di colore rosso e argento - Così tutte le volte che la userai penserai a me" .
E poi c'era stata quella volta che lo aveva quasi sfidato: "Ehi, uomo dello spazio, fammi un po' vedere dove si trova la Stella Polare. In mezzo ad un milione di stelle è una parola trovarla!". "Comincia a guardare dalla parte giusta, intanto". Aveva ribattuto divertito, non riuscendo a capacitarsi del fatto che tanta gente, nella propria città, nel proprio quartiere e persino nella propria casa, non fosse in grado di individuare il Nord. Era scivolato alle sue spalle per indicargliela con il braccio teso. Sentendo la sua spalla contro il suo petto era rimasto letteralmente senza fiato. "Quella!" - era riuscito infine a balbettare. "La vedo - aveva risposto lei entusiasta come una bambina - le vedo tutte. Salvatore, tu sì che mi fai toccare il cielo!"- E lo aveva baciato sulla guancia prima di allontanarsi. E da lontano gli aveva sorriso e gli aveva regalato altri baci. Donatella: una volta aveva creduto di poter leggere nei suoi occhi e quello che aveva visto gli era piaciuto. Altre volte era scivolato in fondo ad essi senza opporre resistenza…..

Non sapeva neanche lui quanto tempo aveva impiegato per elaborare la risposta. "Mi avrebbe fatto piacere. Ma sai bene che stasera io e te abbiamo un appuntamento al quale non possiamo mancare. Vuol dire che la saluterai per me. Dille piuttosto di lasciar perdere le sue letture e mettersi davanti alla tele……."
Già immaginava Domenico che la tormentava con le sue fresche gesta di campione di tennis da tavolo fatte di battute ad effetto, schiacciate, recuperi prodigiosi. Ci sarebbe stata una parte anche per lui. E immaginava lei che seduta su una poltrona a leggere, le scarpe lasciate ad alcuni metri di distanza, lasciava cadere il libro, si alzava scalza sulle punte dei piedi per sovrastare suo fratello; gli sembrava di sentire la sua incredibile voce che replicava: "Ma basta! Sono stufa delle tue imprese e di quelle del tuo favoloso amico! Se state così bene insieme, perché non vi sposate?" . Si era distratto un'altra volta. Lo richiamò alla realtà il saluto di Domenico, che iniziava ad affrontare la lunga scalinata che lo avrebbe portato verso casa "In bocca al lupo Sal". Aveva percorso qualche decina di metri quando sentì alle sue spalle la voce di Domenico che lo chiamava: "Ehi Saaal, sai che cooosa sei? - Sembrava Eli Wallach in un film western di pochi anni prima - Sei l'amico più grande che hooooo…..". Salvatore allungò il braccio e tenendolo teso fece come per prendere la mira e sparare con la pistola, in una risposta che appariva come uno brigativo "Sparisci!" mentre forse voleva sottintendere "Anche tu, Domenico. Davvero". Questi si portò la mano al petto come se fosse stato colpito a morte. Barcollò all'indietro e poi riprese la sua corsa nella direzione opposta, fasciato nella sua maglietta a righe.

* * * * *

Nonostante tutti i buoni propositi e le raccomandazioni fatte al più giovane amico, era stato proprio lui a rischiare di non ricordare quello che aveva mangiato a cena. Lo ripetè tre volte ad alta voce: spaghetti al pesto e fegato alla veneta. Chissà se un giorno sarebbe stato possibile piantare le cipolle ed il basilico sulla luna!
Di lì a poco, fu tutto un susseguirsi di voci, immagini, sensazioni… La discesa di avvicinamento, poco più di due ore, ed infine l'allunaggio. "Sei stato di parola, John! Sei stato di parola" esclamò con la voce rotta dall'emozione, pensando al presidente degli Stati Uniti assassinato a Dallas sei anni prima.
"Gli uomini sulla luna prima della fine del decennio!".
Nella concitazione del momento non fece neanche caso alla stizza del conduttore del Telegiornale, Tito Stagno, nei confronti dell'inviato dagli Stati Uniti, Ruggero Orlando reo, a suo avviso, di avergli offuscato con dubbi e precisazioni inopportune, l'effetto dello storico annuncio.
Ma per l'evento del secolo, anche dal punto di vista giornalistico, aveva poco senso una corsa a dare per primi una notizia in realtà già data da altri che a loro volta ascoltavano gli astronauti, gli autentici reporter dell'impresa.
Più tardi, finalmente, la discesa dal modulo lunare, e la prima passeggiata sul satellite della Terra. Mentre l'eccitazione prolungata cominciava a poco a poco a fare spazio alla sonnolenza, Salvatore cominciò a immaginare i due astronauti come due biscotti in un mare di latte. Proprio quei biscotti dalla strana forma, friabili e delicati, che consumava a colazione.
Gli apparvero ancora, erano ritornati alle loro fattezze umane, al momento di piantare al suolo la bandiera a stelle e strisce. Li vedeva, increduli, stropicciarsi gli occhi, o almeno ripulire il vetro del casco, e interrogarsi a vicenda. Come ci era arrivato sulla luna quell'albero di nave achea con quella vela quadra? Chi lo aveva piantato sulla superficie lunare? Ma certo! Pensò Salvatore mettendo idealmente mano al suo taccuino: la nave di Luciano di Samosata! Ne aveva parlato a scuola il professor Genchi negli ultimi giorni di lezione: "Un improvviso turbine roteò la nave e la sollevò di quasi tremila stadi in alto, senza più depositarla sul mare. Così, sospesa nell'aria, un vento che gonfiava tutte le vele la portava. Sette giorni e altrettante notti corremmo per lo spazio; nell'ottavo vedemmo una gran terra nell'aria, come un'isola, luminosa, sferica e di grande splendore". Era stato proprio lo scrittore greco a vedere per primo il sorgere della Terra dal suolo lunare?
Salvatore si scosse e uscì all'aperto sul terrazzo di casa, alla ricerca di un soffio di aria fresca che non c'era. Una radio da qualche parte diffondeva le note di un pezzo di jazz. "La notte ha mille occhi" ammoniva Sonny Rollins con il suo sassofono tenore.
Ma questa notte di occhi ne aveva milioni, e tutti puntati nella stessa direzione.
Alzò lo sguardo: primo quarto. La luna, luminosissima a dispetto del giorno che avanzava, era quella di sempre, e non sembrava nemmeno minimamente scalfita dalla presenza umana.
Forse anche il comandante Armstrong stava guardando "in basso", verso la Terra, verso l'Italia, verso la città di Matera. Se fosse stato possibile avrebbero potuto perfino guardarsi negli occhi.
Ma l'impresa della notte trascorsa aveva avvicinato di molto le frontiere dell'impossibile. Rimaneva, tuttavia, ancora molto da fare per liberare il mondo dall'oscurantismo, dall'egoismo, dalla dipendenza, dalla fame e lo avrebbe fatto lui, Salvatore, in compagnia di Neil Armstrong, Bob Dylan, Jack Kerouac, Gianni Rivera, Clint Eastwood, Sonny Rollins ed altri volenterosi.
Le aspirazioni da più parti manifestatesi nell'anno precedente non erano state in fondo un forte segnale verso nuove conquiste anche nella vita di tutti i giorni? E non erano stati proprio gli studenti ad indicare la via da seguire e ad invitare tutti gli altri a percorrerla insieme? E' vero che ultimamente c'era stato qualche momento di indecisione, una sorta di ristagno. Ed anche le cose non sembravano sempre andare nella direzione giusta. Pensò, chissà come mai, alla pratica dell'autostop. Tu scegli la destinazione, ma è chi ti prende a bordo che decide il percorso. E qualche volta corri il rischio di essere lasciato ad un incrocio solitario. Servivano buone idee e la voglia e la capacità di metterle in atto. E lui non poteva rimanere a guardare.
Avrebbe, tanto per cominciare, accolto l'invito dello zio Paolo: "Vieni a Milano, ti iscrivi all'Università, una volta alla settimana curi la mia corrispondenza e cominci a guardarti intorno. Da cosa nasce cosa". Chissà quante volte sarebbe passato sotto le finestre della redazione del Corriere della Sera in via Solferino. Avrebbe fatto così.

Anche se questo avrebbe significato allontanarsi da casa, lasciare le persone e le cose più care, perdere Donatella. Per qualche istante ebbe il dubbio che qualsiasi scelta avrebbe finito col rivelarsi sbagliata.
Un pensiero che cacciò via dalla mente con determinazione. Come fanno i sogni di un ragazzo di diciannove anni ad essere sbagliati? Avrebbe preso la decisione giusta, e forse non lo avrebbe fatto da solo. Sarebbe stato sicuramente un ottimo programma! Avrebbe deciso la prossima domenica.
E sapeva bene che, questa volta, ci sarebbe stata la luna piena.

Gigi Stabile















ventodiscirocco.net

Home Page | Cultura e società | Mezzogiorno e dintorni | Osservatorio | Taccuini | Altri scritti | vds news | Contatti | Top pages | Mappa del sito


Menu di sezione:


Torna ai contenuti | Torna al menu