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Sana e robusta Costituzione

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Sana e robusta
Costituzione

ventodiscirocco.net

di Gigi Stabile


scritto per il Quotidiano della Basilicata (24 febbraio 2009)




E' partito dalla Carta Costituzionale Dario Franceschini nella sua avventura di Segretario del Pd, indicando allo stordito popolo delle primarie, in attesa di definire chissà come e chissà quando ulteriori e più ampi punti di convergenza, un riferimento irrinunciabile e pienamente condiviso.
Lo ha fatto con un autentico "coup de théâtre", nella sua Ferrara, con tanto di giuramento davanti alle telecamere.
E' partito dalla Costituzione per ribadire, con forza e chiarezza, la necessità di ricorrere a precise regole scritte in una fase della politica nazionale da lungo tempo improntata ad improvvisazione ed aleatorietà.
Del resto il ricorso alla prima legge della Repubblica è prassi legittima e consolidata nei momenti di incertezza e confusione.
Ha lasciato inoltre intravedere, con l'autorevole riferimento, forse anche il segnale di un mutamento di rotta rispetto alla fase costituente del Partito Democratico.
Mentre, indipendentemente da quelle che potevano essere le migliori intenzioni, la nascita del nuovo partito è stata recepita essenzialmente come un'operazione verticistica, la Costituzione della Repubblica è un esempio concreto di un documento pensato e scritto a beneficio ed in nome dei singoli cittadini ed in piena rappresentanza degli stessi.
Ha lasciato trapelare neppure troppo nascoste critiche a qualcuno che quella Carta, in maniera strisciante ma continua, sta modificando nella sostanza, attuando una sterzata in direzione di una concentrazione dei poteri che rappresenta la negazione di ogni stato di diritto.

Dall'altra sponda anche il destinatario di quelle critiche, il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, preoccupato dal ricorso del suo dirimpettaio ad iniziative mediatiche di cui pensava di avere l'esclusiva, fa sapere a chi non se ne fosse accorto di essere da sempre innamorato della Costituzione, per cui certe sue avventate dichiarazioni, quelle relative allo spirito filosovietico della Carta fatte recentemente, o il conio di estemporanee definizioni ("la nostra è una Costituzione bolscevica") di qualche tempo addietro, sono da ascrivere all'inesauribile repertorio delle "carinerie" piuttosto che a un difettoso collegamento tra linguaggio e pensiero.

Ma se si guarda appena al di là degli attestati di fedeltà e delle senili dichiarazioni d'amore si può vedere quanto a lungo il dettato costituzionale sia stato disatteso o solo parzialmente applicato.
Situazione che si è venuta a deteriore nel corso degli ultimi anni quando, per una serie di ingiustificabili "disattenzioni" e attraverso il ricorso a leggi elettorali di comodo, da una parte è stata consentita la formazione di governi in contrasto con quanto esplicitamente previsto, dall'altra sono stati privati i cittadini della possibilità di scegliere ed eleggere i propri rappresentanti in Parlamento. Con la cancellazione, di fatto, anche della presunzione di rappresentatività degli eletti che finiscono, in tal modo, per rispondere solo a se stessi o alle consorterie che li hanno cooptati.
Conseguenze di una finta seconda repubblica e di un bipolarismo/bipartitismo coatto.

E mentre alcuni, per convinzione o per convenienza, lanciano alti gli evviva e cercano di tacitare quel che resta dell'opinione pubblica, riesce difficile ignorare che per lunghi anni osservatori non del tutto disinteressati si sono sforzati di spiegarci che la nostra Costituzione, datata 1947, aveva bisogno di robusti interventi di "maquillage" , finalizzati prevalentemente a rendere tutte le regole maggiormente fluide, elastiche ed adattabili alle più strampalate esigenze.
Aggiungendo che quelli che hanno adottato come bandiera i principi dell' assemblea costituente non sono altro che dei nostalgici difensori del passato.
Concludendo con la solita tiritera secondo la quale i progressisti sarebbero in realtà gli autentici conservatori perché vogliono conservare e i conservatori sarebbero i veri progressisti perché vogliono progredire ….. e altre amenità del genere.
Dimenticando di aggiungere che i principi ispiratori di quelle regole sono quanto mai attuali e che lo stesso linguaggio adottato è moderno ed efficace, specialmente se confrontato con l'approssimazione e le contorsioni di quello di alcuni recenti provvedimenti.
Facendo finta di non sapere che lo stato di salute di una Costituzione si misura non con l'adattamento all'attualità, al momentaneo e al contingente ma con l'aggancio a principi che, se non proprio eterni, sono almeno solidi e durevoli.

Noi invece non dimentichiamo che un tentativo di rimaneggiamento della Costituzione operato nel 2003 dal Governo Berlusconi in tema di forma di Governo e nel segno della cosiddetta devoluzione, con confuse integrazioni sul ruolo delle autonomie locali e regionali, con la trasformazione del Senato della Repubblica in Camera Regionale, con un'ambigua ripartizione della materia legislativa tra le due Camere, con una limitazione dei poteri del Capo dello Stato ed un accentramento degli stessi nella figura del Primo Ministro, approvato con i voti della sola maggioranza, è stato rigettato con il referendum del 25 e 26 giugno 2006.

D'accordo, anche le Costituzioni, come tutte le leggi, sono migliorabili ed emendabili.
Almeno in teoria, perché nella pratica la complessità dei dispositivi di modifica previsti dalle stesse rende la cosa oltremodo difficile. Ma questa "complessità" serve per limitare ogni forma di potere, compreso quello delle maggioranze, e garantire nel miglior modo possibile i cittadini e l'interesse collettivo.
Non è un caso che una Costituzione di riferimento come quella degli USA, in più di 200 anni di storia (la nostra è una giovinetta di appena sessantuno anni), abbia fatto registrare meno di una trentina di emendamenti.

Ma non si può sottovalutare, per concludere, quello che è il più singolare paradosso che deriva dal tentativo di tirare dalla propria parte un testo sul quale con faciloneria tutti giurano e spergiurano: quando una sola delle parti in gioco rivendica il ruolo di interprete e garante della Costituzione a danno delle altre e ne compromette, in tal modo, la funzione di comune terreno di incontro e di dialogo, segnala indirettamente che il meccanismo democratico è ormai seriamente compromesso.

Ma di questo i cittadini dovrebbero essere già al corrente. E dovrebbero agire di conseguenza.

Gigi Stabile


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