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Il duello Fini-Berlusconi

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Raccolta differenziata


ventodiscirocco.net

di Gigi Stabile

Ventodiscirocco.net 22 aprile 2010




Gli orologi segnano le 12,57 quando Gianfranco Fini prende la parola nell'Auditorium della Conciliazione nel bel mezzo della Direzione nazionale del Pdl. La sua voce tradisce una tensione che la naturale prudenza, l'eleganza del portamento, la pacatezza dei gesti non riescono a dissimulare. Segno di un disagio da tempo represso che, tra formali attestati di stima e forzati riconoscimenti non fatica ad emergere.
E mentre la linea del discorso fa appello alle esigenze di chiarezza (non sempre perseguita dai vertici del partito) e biasima la ricorrente pratica di nascondere la polvere sotto il tappeto (non è stato fatto così anche con la spazzatura a Napoli ?), il metalinguaggio sottintende una candidatura alla leadership se non di un partito che sembra sfilacciarsi inesorabilmente certamente a quella di un grande schieramento dei conservatori italiani. Non per oggi o per domani, se le parole hanno ancora una loro forza e una valenza; sicuramente per quando Berlusconi deciderà di farsi da parte o sarà costretto a passare la mano. Chi più di altri può infatti rivendicare il ruolo di leader se non colui che, in un consesso dove il servo encomio la fa da padrone, può interloquire da pari a pari con il capo supremo fino a contraddirne le dichiarazioni e costringerlo nell'angolo?
Senonchè l'oratore, che non sottovaluta il rischio della riproposizione su vasta scala del metodo Boffo, nel momento in cui lamenta le presenti bastonature mediatiche sembra annunciarne e paventarne altre e più terribili in futuro.
Sarà, tuttavia, proprio Berlusconi che, con un paio di intempestivi e piccati interventi , contribuirà a far emergere il senso reale dello scontro ed il significato ultimo delle parole di Fini che si coaguleranno intorno ad alcuni punti principali:

1. Marcare le differenze da una destra essenzialmente parolaia e populista e presentarsi al contempo ai suoi seguaci ed agli elettori come il garante di una forza conservatrice dinamica e moderna in grado di rispondere alle istanze del Paese.

Fini si presenta come il punto di riferimento di una destra nuova, moderna ed europea, non liberista in maniera esasperata né tantomeno statalista. Aperta alle più significative esperienze dei partiti di Sarkozy, Cameron, Reinfeldt. Una forza conservatrice civile, in grado di rimpiazzare una destra affarista e parolaia. Più propensa all'inclusione che alla divisione, capace di arginare spinte localistiche e xenofobe. Tutte cose che il Pdl non è riuscito ad assicurare e non sembra intenzionato ad inseguire.
Una destra civile, come viene da più parti definita per contrapporla forse ad un'altra di segno diametralmente opposto, che da molti mesi ha aperto cantieri e laboratori di idee e proposte in ambienti vicini al Presidente della Camera.
Una destra che in Italia oggi non c'è e forse non c'è mai stata. E che se davvero riuscisse ad affermarsi, aggiungiamo, determinerebbe un cambiamento della stessa sinistra.

2. Prendere le distanze da una coalizione di governo che sembra procedere solo per slogan e proclami.

Fini pur plaudendo all'indirizzo di alcune cose che si sono fatte (ma non si attarda ad indicarle ed elencarle) rimarca una certa inerzia nell'affrontare in maniera decisa le conseguenze della crisi economica. E ammonisce ricordando che, al momento del voto, gli elettori non potranno essere nuovamente accontentati con la riproposizione di vuote dichiarazioni di intenti e l'ostentazione di un facile e a volte irresponsabile ottimismo.
Il Presidente della Camera dei deputati certifica, in ogni caso, la fine, se non ancora tecnica almeno ideale di quella esperienza che in Italia si è protratta dall'inizio degli anni '90 ad oggi.

3. Fissare una scala di valori e di riferimenti imprescindibili.

Fini lascia intendere che non ci si può sedere al tavolo di gioco senza rispettarne le regole e queste, nella gestione e nella conduzione della vita pubblica, sono riconducibili all'accettazione ed al rispetto della Costituzione, alla divisione dei poteri, all'indivisibilità della nazione. E richiedono un'attenzione particolare nei confronti dei diritti di cittadinanza, della tutela del territorio e delle richieste provenienti dal grande, ricco e variegato universo delle donne, non assimilabile ai modelli proposti dal berlusconismo reale

4. Delineare i tratti salienti di una forma partito al passo con i tempi.

Le grandi visioni prospettiche e i punti di riferimento via via evocati lasciano intravedere una forza politica che ha poco o nulla da spartire con l'attuale Pdl che appare difficilmente rinnovabile o riformabile dall'interno.
Comincia quindi a prendere decisamente forma l'dea di un partito nuovo, attento ai bisogni del Paese più che agli interessi di una ristretta cerchia di persone. Con alle spalle un retroterra culturale non necessariamente assimilabile ai numi tutelari degli schieramenti della destra del novecento. Idee nuove per tempi nuovi si potrebbe dire. E poco importa se, in tema di buone idee, si vada talvolta ad attingere nel repertorio dello schieramento opposto.
Un partito che si liberi delle vacue inutili ed ingannevoli formule: partito del buon governo, partito dell'amore ed altre estemporanee trovate dello stesso tipo.
Che sappia riconoscere ed ammettere le sue inefficienze ed i suoi errori, come nella mancata presentazione delle liste dei candidati alle elezioni regionali, senza imputarne la responsabilità ai soliti presunti e fantomatici complotti.
Un partito che quando appartiene alla coalizione di governo sia in grado di collaborare e sostenere l'azione dell'esecutivo suggerendo correttivi e, se necessario, ridefinizioni di obiettivi. Che sia all'altezza di assicurare il dibattito interno e le eventuali critiche senza che queste siano percepite come attacchi personali. Che non sia sempre e passivamente subalterno di fronte alle richieste non sempre legittime di spinte localistiche ed autonomiste.
In definitiva, un partito vero.
Un soggetto che, se abbiamo bene inteso, sembra iscriversi pienamente in un contesto bipolare, nel quale tuttavia lo schieramento contrapposto non rappresenti un nemico da delegittimare o da abbattere ad ogni costo e con qualsiasi mezzo.

Quando Gianfranco Fini conclude il suo intervento sono le 13,53.
Non sono pochi i segnali che, al di là di una formale dimostrazione di compattezza, evidenziano le crepe apertesi nell'ottuso monolita berlusconiano e lasciano intendere che per il governo ed il Pdl sia cominciato il conto (non si sa quanto lungo) alla rovescia.
E accanto alla certezza che da domani le cose non potranno più essere quelle di prima, si fa largo la sensazione che non tutto, a destra come a sinistra, sia da buttare.


Gigi Stabile



immagine 1 Dal film I duellanti di Ridley Scott
immagine 2 Foto Adn Kronos
immagine 3 Foto Adn Kronos

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