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Magari a cento alla volta

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Magari a cento alla volta

ventodiscirocco.net

di Gigi Stabile

L'Unità / Paese Nuovo (25 settembre 2002)



Siamo d'accordo. Il clima generale non incoraggia festeggiamenti o celebrazioni. Né tantomeno li autorizzano l'esiguità delle cifre e la relativa inconsistenza del traguardo raggiunto.
Ma in un periodo in cui appaiono quanto mai precarie le sorti dell'informazione in generale e della stampa non allineata in particolare, anche il piccolo traguardo può assumere i contorni di una grande meta.
Ci sia permesso allora di partecipare con sollecita trepidazione, in quanto lettori prima e collaboratori poi, ai destini di un esperimento, di un progetto editoriale, di una voce fuori dal coro.
Il cronista, che ha il compito di osservare attentamente e di registrare gli avvenimenti della realtà, non ha eccessive responsabilità se la realtà che descrive racconta del disgregamento sociale, del degrado istituzionale, della bancarotta morale (oltre che economica, s'intende), dell'imbarbarimento dei costumi.
Né può ignorare le manifestazioni non proprio entusiastiche che hanno accompagnato il Governatore di Puglia nel suo "tour" mirante ad illustrare le buone (si fa per dire) ragioni del nuovo piano sanitario.
O sorvolare sugli abbagli presi dallo stesso in materia di trasporti.
Ma un giornale può contribuire, arginando il progressivo decadimento del dibattito generale, ad innalzare la qualità dello stesso.
E' quello che il nostro quotidiano sta tentando, giorno dopo giorno, di fare.
Non sarebbe comunque d'ora in poi inopportuno, nonostante le ripetute gaffes inanellate dallo stesso, nominare quanto meno possibile il suddetto Governatore, ben consapevoli che come altri suoi compagni di cordata, per via di un meccanismo che sinceramente ci sfugge, rischierebbe di trarre nuova linfa dalle continue e sempre giustificate critiche ed usufruire di una pubblicità gratuita per quanto non benevola.
Potremmo limitarci, nella stragrande maggioranza dei casi a definirlo, per esempio, il F. evitando accuratamente, in tal modo, di fare a nostra volta la figura dei f.
Soprattutto per salvarlo dai suoi eccessi ed impedirgli che, continuando a gridarsi "al lupo, al lupo !", finisca col non credere più nemmeno a se stesso qualora, accantonata la giovanile baldanza decidesse, in un impeto di ravvedimento, di perdere il pelo di un lupo che neppure il più convinto degli ambientalisti si sognerebbe mai di proteggere ed il vizio di affermare cose non sempre esatte.
E di mettere a frutto, se gli riesce, quelle doti finora inespresse che pure in tanti gli riconoscono.
Noi, dal canto nostro, seguendo un percorso inverso a quello delle fiabe classiche, faremo di tutto per assecondare la trasformazione del lupo in nonnina.
Potrebbe così seguitare a raccontarci, con maggiore credibilità, le favole della scuola per tutti e della sanità per nessuno, la storiella dell'omino buffo che dà del tu ai potenti della terra e suggerisce in sogno (il suo, naturalmente) le loro scelte, quella dei sudditi che non pagano più le tasse (non si sa se per soppressione delle stesse o per evasione fiscale), le metamorfosi del cavaliere che alla stregua di un novello Zelig (Zelig è un personaggio di un film di Woody Allen) diventa operaio in mezzo agli operai, industriale in mezzo agli industriali, imputato in mezzo agli imputati.
Si dice in giro che eviti attentamente gli extracomunitari per non rischiare, data la sua grande capacità di identificazione, di incappare in qualche definitivo foglio di via.
E ancora le favole di orchi-bambini che mangiano i comunisti, di comunisti che mangiano gli operai e di operai, ma questa non è più fantasia, che non mangiano più niente.
Ma poiché si tratta, come abbiamo visto, di favole alla rovescia, non è previsto nessuno spazio per la felicità e la contentezza né ci sarà la speranza di vedere puniti gli imbroglioni ed i bugiardi.
Abbandoniamo allora volentieri le favole ed attacchiamoci al nostro pezzo di realtà: un mazzo di pagine e tanta voglia di essere presenti, di capire e di spiegare.
Cercando di fare tutti insieme (redattori, lettori, collaboratori, tipografi, istituzioni e società civile) dei passi in avanti.
Magari a cento alla volta.

Gigi Stabile





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