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Suoni e canti nel nome del poeta

Mezzogiorno e dintorni




Suoni e canti
nel nome del poeta

ventodiscirocco.net

di Gigi Stabile

l' Unità, Unicittà/Basilicata (10 agosto 2003)

I bambini corrono e giocano lungo l'ascesa che porta alla Torre Normanna di Tricarico e i fari della nuova illuminazione voluta dall'Amministrazione Comunale disegnano e moltiplicano le loro ombre.
Le loro voci che animano il piazzale mentre i tecnici sistemano le luci di scena e provano i microfoni si affievoliscono all'improvviso, fino a scomparire, quando con lievi cenni della mano Ambrogio Sparagna lancia il gruppo dei suoi musicisti e comincia ad accarezzare i tasti del suo organetto.
E' il segnale del via di
"Passaggio alla città", uno spettacolo di musica e canti per Rocco Scotellaro, ideato ed allestito dallo stesso Sparagna e promosso dall'Amministrazione Comunale, dal Centro dei Servizi Educativi e Culturali, dall'Apt di Basilicata e dalla Pro loco, rappresentato a Tricarico, città natale del grande poeta meridionale nell'ambito delle celebrazioni per il cinquantesimo anniversario della sua morte. Ma è anche l'inizio di una sorta di rapimento collettivo al quale l'affollata platea non intende opporre resistenza.
Ambrogio Sparagna è uno dei più sensibili e originali interpreti della nuova musica popolare. Etnomusicologo di elevato livello, ha studiato con Diego Carpitella e ha svolto numerose indagini e rilevazioni sulla grande tradizione musicale contadina. Può vantare collaborazioni con artisti come Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Angelo Branduardi e Teresa De Sio. Da queste parti ha condotto inoltre significative e memorabili esperienze di formazione per gli insegnanti della scuola dell'obbligo.
Tradurre in musica la poesia di Scotellaro è un' impresa non priva di rischi ed il musicista di Maranola (Latina) ne è consapevole. Ma rinunciando a furberie e a soluzioni scontate conduce in porto un' operazione culturale di tutto rispetto. Sembra che i versi del poeta lucano riescano addirittura a trarre nuova linfa dal medium musicale che riesce a produrre approcci e suggestioni inusitati. La musica riesce anche, come non mai, a rendere insieme le due facce distinte della stessa pregiata moneta: l'intima levità dei versi di Scotellaro ed il calore ela passione del suo impegno politico (Rocco Scotellaro fu, nel secondo dopoguerra, esponente del Partito Socialista e giovanissimo sindaco).
Il recital parte da coloriture musicali prettamente lucane ma, immediatamente, si apre verso ambientazioni, sempre in ambito popolare, più vaste. Un po' come succede per i versi di Scotellaro che trascendono ben presto il dato locale per approdare ad un sentire poetico universale. Le voci di Sparagna e Paola Ricci si rincorrono, si intreccianoe si incontrano nel mare di note proposte dagli organetti, dalle percussioni, dall'arpa, dalla chitarra e dal violino. Prediligono talvolta il controcanto, talvolta l'unisono. Tra gli orchestrali c'è Erasmo Treglia, un raffinato ed eclettico musicista che si cimenta con strumenti della tradizione come la ghironda e la torototela (una sorta di incrocio tra il violino e la tromba) e che tira fuori dalla ciaramella delle sonorità che la fanno apparentare al clarinetto jazz.
Ma stasera, mentre Sparagna - Scotellaro ci rassicura e ci esorta promettendoci albe sempre ed eternamente nuove, la ciaramella assume i toni aspri e perentori di una tromba di guerra. Ma tutti i componenti del gruppo fanno la loro parte; forse anche qualcosa di più. Quando poi Clara Graziano depone il suo organetto e come una contadina leggiadra e sfrontata si lancia in una danza popolare, tutti gli occhi sono per lei. Sparagna le lascia l'intera scena e soltanto sul finire si limita ad accennare dei passi di danza che riescono tuttavia a suggerire gli intrecci spaziali del ballo di coppia e la raffigurazione simbolica del corteggiamento amoroso.
Le note sembrano veicolare nella calda notte di metà agosto i versi, in un tragitto capace di attraversare lo spazio ed il tempo; fino alla casa natale del poeta, fino alla piazza del paese, quella dei comizi, alle stalle, alle botteghe artigiane, fino alla campagna. Fino allo scalo di Grassano, la stazione ferroviaria, luogo dei momentanei distacchi e delle evasioni verso esperienze e mondi differenti e degli immancabili ritorni.
Compreso quello definitivo (Scotellaro morì a Portici all'età di trent'anni).
Anche gli inserti biografici tratti dall'uva puttanella e lasciati alla voce recitante di Gino Iacobacci concorrono a costruire un'atmosfera che i tanti spettatori presentinon esitano ad immaginare irripetibile. Almeno fino alla prossima replica.
Iacobacci disegna, in maniera personale con gran senso del teatro, anche i
Contadini del Sud ai quali Rocco Scotellaro aveva restituito, accanto alla dignità, anche la voce e la voglia di farsi sentire. Uomini come Michele Mulieri, Cosimo Montefusco, Francesco Chironna……. Quando le note tacciono sembra quasi di vedere le loro ombre, alte e dritte, sulle pareti della Torre.



Gigi Stabile





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