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Pianeta stregato

Cultura e società



I maghi volanti


di Gigi Stabile


La Feltrinelli 5 dicembre 2013

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Mettiamola così.
E' quanto meno improbabile che a qualcuno di noi possa capitare quello che accade al signor A. Di essere scaraventato in un passato molto remoto, diciamo risalente agli albori della civiltà. Ma se, per un insieme di oscure circostanze o di eventi assolutamente spiegabili, dovesse verificarsi una cosa del genere, in che misura saremmo in grado di servirci delle nostre conoscenze intorno alle grandi scoperte che hanno contrassegnato le tappe del progresso dell'umanità?
Fino a che punto saremmo capaci, per essere utili a noi stessi e agli altri, di reinventare e ricostruire gli oggetti e gli strumenti che usiamo quotidianamente?
In ogni caso sarebbe tardi per rammaricarci delle carenze della nostra formazione scientifica e tecnologica o delle insufficienze del servizio di istruzione nazionale, fatto di nozioni non digerite, procedimenti ripetitivamente descrittivi, scontati esperimenti in ambiente protetto, anzi blindato, senza il brivido dell'imprevisto e l'emozione della scoperta.
E con quali modalità noi, portatori di avanzati saperi tecnologici, saremmo disposti a confrontarci con i locali custodi di riti e conoscenze, evitando incomprensioni, contrasti e conflitti di competenze?
Non resta allora che metterci alla prova con la scorrevole e piacevole lettura del
Pianeta stregato (The flying sorcerers), un brillante romanzo di fantascienza scritto a quattro mani da David Gerrold e Larry Niven nel 1971 (già pubblicato nella rivista Urania con il numero 1339 del 1998 e ora riproposto) e calarci nei panni (una tuta spaziale, a quanto sembra) del signor A. , antropologo ed esploratore che finisce su un lontanissimo pianeta i cui abitanti non meritano il riduttivo appellativo di umanoidi.
Sarà uno spasso seguirne le vicissitudini e gli sforzi, i rapporti con la popolazione del luogo sempre in bilico tra felici intuizioni, inattesi balzi in avanti e pesanti ricadute.
Scopriremo, con disappunto, che gli abitanti del pianeta hanno già inventato la ruota, bruciando una delle poche carte a nostra disposizione.
Anche le nostre certezze astronomiche subiranno un duro colpo, in un pianeta con due soli e undici lune.
Senza stare a considerare quante ombre avrebbe ognuno di noi.
E al di là del poco che abbiamo da insegnare rimarremo sorpresi, una volta di più, dalle tante cose che abbiamo da apprendere. Le basi dell'economia per esempio, semplici, chiare ed intellegibili, compresa una rudimentale, ingenua ma ineccepibile teoria della moneta.
Il tutto tra enunciati di fisica e incantesimi, ipotesi matematiche e formule magiche, costruzione di strumenti e lanci di palle infuocate, culture che si scontrano e talvolta, come per magia, si incontrano.
Senza tralasciare i riferimenti e gli omaggi non tanto velati: i nomi dei due figli del narratore, Wilwille e Orbur, dotati di ingegno ed inventiva, non sono altro che un' incrocio di Orwille e Wilbur, la coppia di fratelli inventori più famosa di ogni epoca insieme ai Lumière.
Anche la denominazione dei due astri del pianeta rimanda a Verne e a Wells, i padri fondatori della fantascienza.
E perfino il nome del signor A. rivela qualcosa di inaspettato.
Tutto questo e molto altro sulla superficie del
Pianeta stregato, anche se continueremo mille e mille volte a preferire I maghi volanti che più fedelmente richiama il titolo originale.
Non sono, alla fine dei conti, proprio le nostre conoscenze, la nostra capacità di riflettere sul passato, di immaginare quello che non c'è ancora, le piccole magie che, spesso senza saperlo, teniamo in serbo che ci permettono, qualche volta, di alzarci in volo?


Gigi Stabile








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